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lunedì 18 aprile 2011

Cinema – La Mia Vita a Garden State (Garden State)

‘Salve, io sono un sceneggiatore. Devo pensare qualcosa di veramente originale per un nuovo film. Deve essere mozzafiato, deve tenere i cinespettatori con gli occhi legati allo schermo per tutta la durata della pellicola. Non devono permettersi neanche di abbassare gli occhi a prendere quei cazzo di pop-corn. Idea! Farò un film su un uomo rinchiuso fin da bambino in uno set televisivo, cercherà di scappare ma..Oh, già fatto. The Truman Show. Beh, non perdiamoci d’animo, no? Massì, un bel film horror! Uno scheletro bruciacchiato uccide le sue vittime in sogno, ma… Sarà un film da incubo! Incubo? Cavolo, Nightmare on elm street! Ultima spiaggia: Un film sugli alieni. Magari una COMMEDIA sugli Alieni. Gli Alieni iniziano ad attaccare la Terra, il Bin-Ben, la Tour Eiff… Ovviamente, già utilizzata come idea. Mars Attacks! No, non sognarti nemmeno, cervello, di farmi pensare ad una commedia romantica. Non c’è mai nulla di originale nel plot di una commedia romantica. Vado a girare un cortometraggio senza trama sulla vita dei leoni, magari me lo prendono a National Geographic.’

Beh, caro il mio sceneggiatore ti sbagliavi. Anche io la pensavo come te. Avevo visto troppe commedie romantiche tutte uguali. Ma poi.. la luce! Già, ‘Garden State’ è quella che definirei ‘la luce in mezzo al buoio delle rose’, dove per ‘rose’ intendo le commedie, non i fiori!

Attenzione: Chiamerò questo film ‘Garden State’ come da titolo originale e non ‘La mia vita a Garden State’, squallida scelta dei produttori italiani per spacciarlo, ai fan, come una puntata di 102 minuti di ‘Scrubs’.

La trama è quella classica delle commedie romantiche: Lui incontra lei per caso, prima amici e poi fidanzati.
Tutto qui? E cosa ci sarebbe di originale?

Assolutamente nulla. Ma, come scritto prima dallo sceneggiatore che è in me, cosa si può fare di originale? E’ stato fatto (quasi) tutto, soprattutto in quel campo.

E’ il modo di raccontare le cose, ormai, che deve prendere la sua strada. Sono i punti di vista che devono farsi avanti e dire ‘Sì, ci ciamo. E siamo qui per rendere delicata e devastante una commedia romantica’.

Ormai Braff lo conosciamo tutti come attore (Per chi non lo conoscesse, beh.. Wikipedia) e come regista abbiamo avuto modo di ammirarlo in due o tre episodi della serie che lo ha reso famoso.

Ma come sceneggiatore?

Geniale. E’ l’unica parola che mi riesce di dire dopo aver visto questo film.

La sua mente corre in modo velocissimo fra amore, amicizia e droghe, leggere e pesanti. I personaggi che ha scritto, poi, hanno tutti (quindi non solo i tre protagonisti) una personalità propria e la loro caratterizzazione spazia a trecentosessanta gradi.

Poi ci sono quelle chicche che ti fanno pensare a quanto sia, appunto, geniale tutto questo:
Il dottore che ha una laurea anche sul soffito,
La pompa di benzina attaccata alla macchina,
La camicia di Andrew fin troppo camaleontica con la carta da parati,
Eccetera.

Infine, la dolce ciliegina.
Sheldon. Già, Jim Person.

E quando in un film scritto, diretto e interpretato da Zach Braff compare cameicamente (Come no, linguaggio molto cinematografico) anche Jim Person, è impossibile non dare del ‘geniale’ allo sceneggiatore.

La regia è di quanto più strana si possa immaginare: Scene girate in modo semplicissimo, dove a parlare non è l’inquatradura ma i personaggi e altre in cui i personaggi rimangono in silenzio e la regia fa tutto da sola.

Non ho parlato della trama non perchè non ne avessi voglia (Ci mancherebbe!) ma perchè voglio lasciarvi quell’amaro in bocca e quella voglia di andarlo a vedere.
Quell’amaro che il film ha lasciato a me.

Occhei, ora ditemi voi se questa scena non vi distrugge dentro:

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